
Prendo spunto da un articolo della società di consulenza Intravibes.
Ipotizziamo che due o più professionisti abbiamo una grande idea imprenditoriale e desiderino creare una startup o uno studio associato, vero o virtuale ha poca importanza. Partiamo da un piccolo esempio che aiuta a capire.
“Immagina che tu ed io andiamo fuori a cena. Io prendo due antipasti, un piatto di gamberi rossi di Mazara e un’aragosta stesa su un letto di ostriche. Tutto questo accompagnato da una bottiglia di Champagne da 500€. Tu invece hai preso un’insalata e un’acqua. Quando arriva il conto, suggerisco di dividerlo in due.”
La logica della equa-suddivisione si basa sui seguenti punti:
La logica dietro alla decisione di dividere le quote Startup al 50/50 solitamente parte da alcuni presupposti:
- Siamo in due/tre/quattro/cinque;
- Entrambi lavoreremo full time nella nostra società, apportando il x% del valore ciascuno (quote paritarie);
- L’equa ripartizione sembra la soluzione più giusta e si fissa per sempre
In realtà il contributo dei soci non è e non sarà mai uguale, quanto vale un lavoro caratteristico rispetto all’idea di un business? In sostanza bisogna rispondere a queste domande:
- Qual è il valore del nostro contributo ora?
- Quale sarà il valore del nostro contributo fra un certo periodo di tempo?
- Come possiamo effettuare le modifiche successivamente?
Se non si affrontano in maniera trasparente e sincera questi argomenti poi il problema si presenterà. E vale per qualunque attività.